Sguardo in su ... Trieste
by Bertus
Il ritorno di Trieste all'Italia, 26 ottobre 1954.
Storia di Trieste
Il memorandum di Londra e la restituzione di Trieste all'Italia

Nel mese di dicembre 1953 iniziarono le riunioni ad alto livello per risolvere la questione triestina, ormai sfociata nel sangue. I margini di manovra apparivano, inizialmente, piuttosto angusti. Tito fece sapere che qualsiasi soluzione che avesse mutato lo status quo esistente a svantaggio della Jugoslavia non sarebbe stata accettata, mentre gli italiani erano fermi alle condizioni contenute nella dichiarazione anglo-americana dell'8 ottobre. L'atteggiamento jugoslavo si ammorbidì tuttavia a seguito della promessa degli angloamericani di contribuire al finanziamento, con venti milioni di dollari e due milioni di sterline, di un porto nella zona B. Anche la posizione dell'Italia, grazie ad un approccio più realistico alla questione di Trieste del nuovo primo ministro Scelba e del suo ministro degli esteri Piccioni, favorì il raggiungimento di un accordo.

Il 5 ottobre 1954 il problema venne definito con un protocollo d'intesa, firmato a Londra dai rappresentanti di Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Jugoslavia, (e per tale ragione noto come Memorandum di Londra), mediante il quale il Territorio Libero di Trieste fu spartito sulla base delle due zone già assegnate, salvo alcune rettifiche territoriali. La Jugoslavia riuscì infatti a modificare leggermente la linea di spartizione a suo vantaggio di circa 11 km², annettendo alcuni villaggi del comune di Muggia ed arrivando così sino ai monti che sovrastano la periferie meridionali della città. Nel primo pomeriggio dello stesso giorno, a Trieste, il generale Winterton diede annuncio dell'accordo per radio e una folla festante si riversò in Piazza dell'Unità d'Italia. Tre settimane più tardi (26 ottobre 1954) le truppe italiane fecero il loro ingresso in città. Nel Memorandum di Londra non venne comunque citata la sovranità: venne concessa l'amministrazione civile rispettivamente dell'Italia sulla zona A e della Jugoslavia sulla zona B.

In tal modo Trieste dovette rinunciare a una provincia sufficientemente estesa e si ritrovò stretta in un lembo di terra che ne ridusse le potenzialità economiche. Fu deciso il mantenimento di un porto franco in città e fu imposta la tutela delle minoranze etniche residenti nelle due zone. La polemica storica e politica fu rivolta in particolare contro il Partito Comunista Italiano che, secondo alcuni storici, aveva avuto in passato un atteggiamento acquiescente nei confronti di Josip Broz Tito e di Stalin.
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