L'occupazione alleata e il Territorio Libero di Trieste
Con gli accordi di Belgrado (9 giugno 1945) seguiti dal definitivo ritiro degli jugoslavi da Trieste (12 giugno), l'intera Venezia Giulia fu suddivisa in due zone, (secondo una linea tracciata dal generale Morgan, che le diede il suo nome) la prima delle quali (zona A), con Trieste, amministrata dagli anglo-americani, e la seconda (zona B), dagli Jugoslavi. Nel 1947, a seguito degli accordi di pace di Parigi (1947), Gorizia, Monfalcone ed altre limitate zone della Venezia Giulia furono assegnate all'Italia, mentre l'Istria e la massima parte del resto della Regione giuliana, alla Jugoslavia. Restarono escluse dall'assegnazione: Trieste (con parte della zona A), e la zona nord-occidentale dell'Istria, fino al fiume Quieto (parte residua della zona B).
Dopo la perdita della sovranità sul territorio triestino da parte dell'Italia, a Trieste fu provvisoriamente istituita la British United States Zone - Free Territory of Triest (BUSZ-FTT) - Territorio Libero di Trieste, Zona Anglo - Americana. Successivamente, dal settembre 1947, la città e la zona A entrarono a far parte, sotto l'egida dell'ONU, dell'Allied Military Government - Free Territory of Triest (AMG-FTT), Territorio Libero di Trieste, con un Governo Militare alleato. La zona B del TLT fu data invece in amministrazione alla Jugoslavia. Secondo l'ONU sarebbe dovuto sorgere un Territorio Libero di Trieste, comprendente sia la Zona A, sia la Zona B, con un seggio all'ONU.
Il giorno 8 ottobre 1953 gli ambasciatori di Stati Uniti e Gran Bretagna a Roma informarono, mediante una dichiarazione ufficiale, il governo italiano e quello jugoslavo che era intenzione dei paesi che essi rappresentavano porre termine quanto prima all'occupazione militare sulla zona A, la quale sarebbe stata affidata in amministrazione all'Italia. In un allegato segreto, reso noto solo all'Italia e non alla Jugoslavia, veniva inoltre dichiarato che le due potenze consideravano tale spartizione definitiva e che si sarebbero opposte ad ogni intervento militare della Jugoslavia per recuperare la zona A, ma non ad una sua annessione della zona B. La pronta reazione della Jugoslavia, che condannò tale spartizione inviando truppe lungo il confine, prontamente seguita dall'Italia (50.000 uomini si fronteggiarono ai due lati della frontiera italo-jugoslava) unitamente alle proteste dell'Unione Sovietica, contraria alla scomparsa del TLT, impedirono a Gran Bretagna e Stati Uniti di dare attuazione ai propositi contenuti nella dichiarazione.
Subito dopo la dichiarazione dell'8 ottobre ci furono diverse manifestazioni sia contro che a favore del ritorno di Trieste all'Italia. Fra le prime si segnalò quella di circa duemila studenti sloveni che protestarono nel centro della città: giovani italiani, per reazione, invasero gli uffici della delegazione economica jugoslava, distruggendo vetri e scaraventando in strada il mobilio. La tensione raggiunse il suo culmine nella Rivolta di Trieste, ai primi di novembre di quello stesso anno. Il 4 si celebrava la Festa della vittoria italiana nella prima guerra mondiale e molti triestini andarono a rendere omaggio ai caduti nel Sacrario militare di Redipuglia, valicando il posto di blocco di Duino ed entrando in territorio italiano. Al rientro, alla sera, ebbero luogo le prime manifestazioni. Il mattino del 5 novembre il sindaco di Trieste fece issare sulla torre del Municipio il Tricolore italiano al posto della bandiera rosso-alabardata. Il Tricolore venne ammainato ore più tardi dagli inglesi. Per protesta una folla si radunò davanti alla Questura da dove vennero sparati dei colpi che uccisero Pietro Addobbati e Antonio Zavadil. Ciò avveniva il 5 novembre 1953. Il giorno successivo fu indetto, per protesta, uno sciopero generale, e i triestini confluirono in massa in Piazza Unità, per manifestare contro il Governo militare Alleato. Agenti della polizia spararono dal Palazzo del Governo sulla folla uccidendo altri quattro dimostranti: Emilio Bassa, Leonardo (Nardino) Manzi, Saverio Montano, Francesco Paglia. A questo punto esplose la rivolta e la situazione divenne incontrollabile. Truppe americane, estranee agli avvenimenti, intervennero prontamente, riuscendo a placare la folla. Le autorità cittadine protestarono energicamente contro gli autori del barbaro massacro. Fu chiesto ufficialmente al Governo Militare Alleato di consegnare in caserma la truppa inglese e la polizia civile nel giorno del funerale delle vittime. Il servizio d'ordine fu adempiuto, in massima parte, dai lavoratori portuali.
