Sguardo in su ... Trieste
by Bertus
Neoclassico
Palazzo Stratti (1839)
passo di Piazza 1
Arch. Antonio Buttazzoni

Nel 1839 il negoziante Nicolò Stratti volle costruire in "Piazza Grande", di fronte a Palazzo Pitteri un palazzo che potesse emulare quello fatto erigere dal Carciotti, che da quarant'anni dominava le rive.
Per la progettazione del palazzo, Stratti si rivolse ad Antonio Buttazzoni, uno dei più validi architetti rimasti a Trieste dopo la morte del Pertsch e la partenza del Nobile.
L'odierno aspetto dell'edificio non corrisponde al progetto di questo architetto, perché esso fu modificato successivamente da Andrea Seu, e poi da Eugenio Geiringer e da Giovanni Righetti, acquistando l'attuale volto eclettico. Le modifiche del Geiringer e del Righetti intervennero solo sulla facciata di Piazza Unità.
Dall'esame del progetto d'archivio sembra che Buttazzoni abbia considerato quale facciata principale quella che si affaccia su Passo di Piazza. Per comprendere le ragioni di questa scelta è necessario immaginare la situazione urbanistica di piazza Grande nel 1839, l'anno in cui Buttazzoni si preparava alla progettazione dell'edificio. Ai suoi occhi, i lati prospicienti Passo di Piazza e via del Teatro, si presentavano degni di maggiore considerazione, perché si affacciavano proprio nel punto di maggior fermento cittadino: vicino al Teatro (1801) e dinanzi al Tergesteo (1842), che l'architetto sapeva sarebbe stato eretto a partire dal 1840, non avrebbe del resto, potuto prevedere l'ampliamento che la piazza stessa avrebbe avuto negli anni seguenti.
La facciata su via del Teatro si differenzia da quella sulla piazza per la presenza di un ordine gigante di cinque paraste scanalate d'ordine dorico, situato nella parte centrale del prospetto, completato da balconi, stranamente asimmetrici. Il pianterreno e il primo piano sono a bugnato liscio a fasce orizzontali.
Seu regolarizzò l'assetto simmetrico della facciata, spostando i balconcini con balaustra in ferro alle due estremità e la arricchì con un marcapiano della stessa altezza dei plinti delle paraste. Sopraelevò, infine, due corpi laterali, come sulla facciata di piazza dell'Unità, decorati sulla sommità da due ringhiere.
Anche per il prospetto laterale su Capo di Piazza, che Buttazzoni considerò principale, l'autore prevede l'ordine gigante di paraste doriche scanalate, nella parte centrale, caratterizzata anche dal lungo balcone con balaustra in ferro.
Qui l'intervento del Seu è più massiccio per l'inserimento di altre due lesene analoghe che chiudono la facciata alle due estremità. Egli sottolinea inoltre la presenza dei due corpi aggiunti ai lati mediante elementi che ne sottolineano il verticalismo: al quarto piano vengono inseriti, sia alle estremità che fra la terza e la quarta finestra, piccole lesene riquadrate.
Infine la facciata prospiciente piazza dell'Unità è creata dal Buttazzoni completamente uniforme, con pianterreno a bugnato liscio ad arcate e timpani sulle finestre al secondo piano. Alle sommità sinistra e destra l'architetto colloca rispettivamente una ringhiera e un corpo sopraelevato di tre finestre, modificate poi dal seul in due rialzi identici, analoghi a quelli della facciata opposta.
Eugenio Geiringer e Domenico Righetti restaurano la facciata trasformandola radicalmente per far sì che Palazzo Stratti possa adeguarsi al nuovo volto che la piazza in quegli anni andava gradualmente acquistando. (nel 1871 era iniziata l'erezione del nuovo palazzo municipale, mentre già si demoliva l'ormai fatiscente chiesa di San Pietro, al posto della quale sorgerà il palazzo Modello). Il restauro fu radicale: neppure un solo elemento restò alla facciata a testimonianza dell'antico progetto del Buttazzoni, sia per la trasformazione di elementi preesistenti, sia per l'aggiunta ex novo di una serie di motivi decorativi che conferiscono al palazzo un aspetto pienamente eclettico. Vengono innanzitutto sottolineate le due ali del prospetto, culminanti nei due corpi laterali: al secondo e al terzo piano mediante l'inserimento di quattro lesene ioniche scanalate, scansione che continua al piano superiore con rettangoli decorativi e all'ultimo, infine, con quattro statue. La facciata è coronata da una balaustra che riprende il motivo del lungo balcone e di quelli laterali al secondo piano, e conclusa da un gruppo scultoreo, che si trovava un tempo sulla facciata postica, opera dello scultore veneziano Luigi Zandomeneghi.
Un particolare curioso è costituito, a destra di chi guarda, dal modello della locomotiva che Stephenson fornì all'Austria nel 1837. Buttazzoni lo volle come auspicio che Trieste potesse venire collegata al più presto con l'Austria.
La civetta, che vediamo a sinistra, è l'uccello sacro a Minerva e rappresenta la ragione contro le tenebre.
Nella ristrutturazione del 1872 vennero aggiunti fregi floreali e festoni, quattro statue a destra e quattro a sinistra tra finestra e finestra dei sopralzi, rappresentanti divinità classiche.
L'architetto Lucio Arneri e l'ingegnere Paolo Scarpa, hanno accuratamente rispettato l'antico aspetto del palazzo, che attualmente appartiene alle Assicurazioni Generali. Il pianterreno è attraversato dal Caffè degli Specchi, uno dei più antichi di Trieste, fondato nel 1839, che come il "Tommaseo", lo "Stella Polare" e il "San Marco", fu centro di irredentismo oltre che di ritrovo per letterati e artisti.

Racconta un gustosa aneddoto che in una bella giornata ventosa di inizio secolo, mentre la "Trieste Bene" si godeva il sole d'aprile ai tavoli esterni del Caffè degli Specchi, un buontempone entrando nel locale "sussurrò" ad alta voce: "ocio che la statua grande zinzola..." (attenzione che la statua grande traballa...). Segui un fuggi-fuggi generale e un intervento tempestivo dei pompieri che, fati i debiti accertamenti, riportarono la calma. Per molto tempo tuttavia i tavoli sotto la grande statua rimasero... inspiegabilmente e desolatamente vuoti.
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